La notte delle stelle cadenti in parkambiente

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La notte magica delle Stelle cadenti

Si possono vedere – in diretta o in differita – su molti siti web, tramite pc, tablet o smartphone. Ma nulla, proprio nulla vale la visione delle stelle cadenti nel buio della notte, magari sdraiati su un bel plaid, un bicchiere di vino e una chitarra accanto a persone a cui si vuole bene: figli, genitori, amici, compagni o compagne. Quello delle stelle cadenti è infatti il grande spettacolo annuale che il cielo ci regala nei giorni attorno alla ricorrenza di San Lorenzo, come se fossimo in un gratuito e infinitamente grande cinema all’aperto. Vale la pena, quindi, di lasciar dormire per qualche ora sonni tranquilli alla tecnologia. Quest’anno, poi, in Parkambiente le stelle cadenti ci hanno particolarmente emozionati . Quelle che abbiamo visto anche solo con la fantasia alla mezzanotte del dieci agosto, al momento del lancio dei palloncini carichi di desideri, ci hanno fatto sognare.

Cerchiamo di capire meglio il fenomeno delle stelle cadenti.

Le “stelle cadenti”, innanzitutto, stelle non sono, ma granelli di polvere di cometa, delle dimensioni da un solo millimetro a meno di un centimetro, ossia meno di un pisello. provocano le lunghe strisce blu-verdi in cielo sono in realtà la polvere lasciata dalla cometa ricorrente Swift-Tuttle, nota da tempo: quando si avvicinano al Sole questi corpi celesti, come abbiamo visto dalle immagini ravvicinate della C67/P fotografata dalla sonda Rosetta, emettono un misto di gas, vapore anche di acqua e piccole particelle solide.

Ciò che succede è molto semplice: il calore, la radiazione e il vento solare che provengono dalla nostra stella, e sono ovviamente più forti quando la cometa si avvicina al sole, tendono a far evaporare e in parte sublimare lo strato di ghiaccio e polvere che ricopre la superficie della cometa stessa.

Quando qualcuno di questi granelli entra nell’atmosfera terrestre, a un’altezza dal suolo compresa tra i 100 e gli 80 chilometri, si surriscaldano enormemente, arrivando a oltre 1.500 gradi, e trasmettono la loro energia all’aria che le circonda. Insieme, aria e granello, creano per noi la striscia sfavillante e diversamente colorata a seconda dell’elemento che compone la polvere, che vediamo per qualche attimo e ci riempie di stupore e d’emozione, ogni volta, come se fosse la prima.

I granelli di polvere che ci regalano lo spettacolo sono miliardi e miliardi, solo pochi entrano nell’atmosfera, e viaggiano compatti in una specie di nuvola che gira attorno al Sole, come un banco di nebbia in cui la nostra Terra entra una volta all’anno per vari giorni. La coda di una cometa, come la Swift-Tuttle, da cui si sono staccate le future Perseidi, può essere lunga anche 100 milioni di chilometri. E la piccola cometa – ricordiamo che le Perseidi sono lunghe circa 10 chilometri o poco più e hanno la densità della pietra pomice – non ce la fa a tenere tutti questi granelli di polvere attaccati a sé. Così questi si staccano formando delle nuvole cosmiche che restano in orbita attorno al Sole per un qualche anno, come prescrivono le ineludibili leggi della meccanica celeste. La Terra una volta all’anno passa in mezzo a queste “nuvole” come un’auto attraversa un banco di nebbia. Quest’anno la nebbia è più fitta, diciamo così, perché pare che Giove possa avere compattato la nube di polvere con la sua forte interazione gravitazionale, da colosso del sistema solare che, ricordiamo, che potrebbe contenere migliaia di volte il nostro pianeta, un numero molto maggiore di granelli è entrata nell’atmosfera per regalarci il miglior spettacolo degli ultimi anni. Le particelle entrano nell’atmosfera a velocità relativa elevatissima, da 10 a 60 chilometri al secondo, e in realtà il fenomeno è frequente in vari periodo dell’anno: in pratica, di stelle cadenti ce ne sono vari gruppi quasi ogni mese. I veri estimatori prediligono quelle che si vedono nei cieli invernali, più limpidi.

Visto poi che siamo in vacanza, o comunque probabilmente un po’ più rilassati del solito, per una volta concediamoci una licenza poetica e mescoliamo scienza e usanze un po’ superstiziose, e pensiamo a uno o più o desideri da esprimere quando vedremo una, o meglio più, stelle cadenti. Anche perché, lo ricordiamo, il termine “desiderare” deriva dal latino, “de” (essere privati), e “sidera” (stelle), quindi essere privati delle stelle e voler tornare al più presto a vederle, dato che, come diceva Seneca, “Se le stelle, anziché brillare continuamente sul nostro capo, non si potessero vedere che da un solo punto della Terra, gli umani non cesserebbero dal recarvisi per contemplare le meraviglie dei Cieli”.

Fenomeno affascinante, che ci fa incontrare con l’infinito, forse più delle tante fantastiche scoperte che l’Astrofisica sta regalandoci in questi anni, e che è stato cantato da poeti immensi come Virgilio nell’Eneide, Dante Alighieri, Paradiso canto XV, fino a Trilussa e Pascoli.